martedì 5 aprile 2016

La vita e la morte

Un tema che ha improntato tutta la mia vita, mi sono relazionata con la vita e la morte fin da quando ero bambina.
Nasciamo per il desiderio dei nostri genitori, i miei mi hanno cresciuta con amore e quando ero piccola la mia vita era fatta di giochi con le barbie e cartoni alla TV, non avevo altri scopi e non sapevo cosa fosse la morte; fino a quando morirono mio zio e la nonna di mia cugina, avevo quasi 10 anni, furono strappati alla vita tragicamente.
Mio zio morì lasciando un vuoto incolmabile nella sua famiglia, ricordo al funerale migliaia di persone che piangevano la sua morte, da allora i miei nonni e quella casa non furono mai più come prima.
La nonna di mia cugina una sera uscì di casa per buttare la spazzatura e un'auto la investí ad alta velocità e morí sul colpo, ricordo molto bene quella notte, mio padre disse che trovarono le scarpe lontano e voleva dire solo che la morte se la portò via con violenza: il dolore della famiglia presto si dileguò fino a noi, mia zia era disperata, fu un evento così tragico che non lo dimenticai mai.
Da allora la morte entrò nella mia vita e nei miei pensieri di tutti i giorni.
Cominciai a pensare alla mia morte e a quella dei miei genitori, ricordo che ogni notte mi svegliavo e andavo in camera dei miei per sentire se mia mamma respirava, avevo paura che morisse.
A 13 anni ho iniziato a leggere libri gialli e storie di morti, tanto che segretamente volevo andare a lavorare in un obitorio.
Gli anni passavano ed io vivevo la mia vita senza scopi, non progettavo il mio futuro, non sognavo di avere figli, mi alzavo il mattino e facevo quello che mi faceva stare bene, ogni sera mi addormentavo contenta che se fossi morta nella notte non avrei avuto rimpianti.
Non ho finito l'università perché volevo vedere il mondo, non avevo soldi, così iniziai a lavorare viaggiando, ero felice, vedevo sempre posti nuovi e vivevo la mia vita alla giornata, alla morte non ci pensavo più, ma era laggiù nel profondo del mio inconscio, perché non riuscivo a fare progetti per il futuro, vivevo alla giornata e tutte le mie scelte le prendevo d'istinto, va dove ti porta il cuore, mi sono sposata giovane e lui era come me, forse peggio perché lui la morte la vedeva ogni giorno in Israele dove i kamikaze si facevano esplodere; così passammo 7 anni bellissimi e non ci facemmo mancare nulla, viaggiare e spendere era il nostro motto! Se saremmo morti l'indomani non importava, fino ad allora avevamo tutto.
Ma un giorno tutto finì e mi ritrovai sola a fare i conti con quello che rimaneva, era tutto nero e non vedevo altre soluzioni se non morire, e ci ho anche provato più di una volta finché ho deciso che avevo bisogno di aiuto e in certo senso quella parte di me morì per davvero per rinascere più forte e più consapevole.
Nonostante sia cambiata la mia vita da allora, la morte è sempre là.
Ho abortito due volte, ho sentito prima una nuova vita nascere dentro di me e poi morirci, i giorni precedenti il raschiamento giravo con la morte dentro, consapevole di essere stata io la causa.
Mi chiedo quale sia il mio scopo nella vita, perché vivo, fino a ieri il mio scopo era quello di far nascere una nuova vita e crescerla, oggi che sono rimasta solo io che faccio? Come riempio le mie giornate?
Non c'è tanta voglia di vivere, i giorni passano: scorrono ma non trascorrono.
Un lavoro non riesco a trovarlo, un figlio non riesco a farlo, mi sento così inutile e sola che credo se morissi non si accorgerebbe di niente nessuno.

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